Pubblicato da: Dr. Andrea La Torre | 12 luglio 2015

Risonanza Magnetica ed Elettrococleografia nella diagnosi di Malattia di Meniere

MRI Inner Ear Imaging and Tone Burst Electrocochleography in the Diagnosis of Ménière’s Disease.

Hornibrook J, Flook E, Greig S, Babbage M, Goh T, Coates M, Care R, Bird P.
Otol Neurotol. 2015 Jul;36(6):1109-14. doi: 10.1097/MAO.0000000000000782.


Una premessa è indispensabile. Sebbene come si può leggere sul mio sito internet io ormai da anni non esegua più alcun esame per individuare l’idrope avendone eseguiti in oltre 16.000 pazienti ed avendo riscontrato con l’elettrococleografia la “presenza” di idrope in TUTTI i pazienti affetti da disturbi dell’orecchio interno, la sola “presenza” dell’idrope non vuol dire che questa sia necessariamente la causa e quindi all’atto pratico gli sforzi per individuare l’idrope sono di relativa utilità.

AnnIndianAcadNeurol_2011_14_1_12_78043_f4Nella figura, per vostra curiosità ecco un confronto tra due tracciati normale (sopra) e indicativo di idrope (sotto) in elettrococleografia. L’aumento della prima deflessione (SP o potenziale di sommazione) oltre un certo valore in rapporto all’AP (potenziale di azione) è considerato prova di idrope.

Quest’articolo dichiara la maggior affidabilità in termini di sensibilità (ovvero riscontro dell’idrope) di una tecnica di elettrococleografia (un esame per lo studio della risposta elettrica dell’orecchio interno) utilizzando toni, ovvero stimoli aventi una determinata frequenza rispetto ai click, stimoli molto brevi senza specifica frequenza (quelli abitualmente utilizzati) e anche alla risonanza magnetica.

Beh.. che vi devo dire… mi sono sempre domandato come questi esami vengano fatti o valutati visto che io eseguendo di routine l’elettrococleografia (ECochG) con tecnica non invasiva peritimpanica, in teoria perfino meno sensibile, non ho mai trovato pazienti in cui l’esame fosse normale, tanto da sospettare che non fosse poi così specifico davvero…e abbandonarlo dopo oltre 32.000 orecchie studiate. Un dato certo però è che in caso di problemi monolaterali l’esame era sempre più alterato dal lato affetto. E i parametri he ho valutato io per giudicare l’esame alterato sono quelli universalmente accettati da tutti.

Insomma, io personalmente reputo l’esame inutile oggi e non avendo alternative alla terapia dell’idrope non ne vedo più l’utilità, ma a differenza di molte altre finte e presunte cause, l’idrope è molto spesso (per gli altri) o sempre (per me) dimostrabile.

Anzi è l’unico meccanismo patologico dimostrabile. Ma nonostante tutto esami per la ricerca dell’idrope non li esegue, almeno in Italia, praticamente nessuno.

Un aspetto interessante nel confronto tra risonanza magnetica (non quella standard…serve una tecnica particolare) per identificare l’idrope e l’elettrococleografia sta però nel fatto che io mi sono sempre posto una domanda. Chi ci assicura che l’elettrococleografia (esame che ci tengo a sottolinearlo ho diffuso io nuovamente in Italia molti anni fa dopo che era stato totalmente abbandonato proponendolo con la tecnica peritimpanica all’epoca in italia sconosciuta) sia davvero un esame specifico per l’idrope? Beh il confronto con la verifica in risonanza magnetica delle aumentate dimensioni della coclea e del labirinto sembrerebbero confermarlo.

Quindi sebbene non ci sia a mio giudizio alcuna utilità pratica nel confermare la presenza di idrope (in quanto sempre presente) prima di avviare la terapia, avere strumenti di confronto quali risonanza magnetica ed elettrococleografia magari in abbinamento potrebbe certamente essere utile ai fini di ricerca, ad esempio, per convincere una volta per tutte chi non ci è ancora arrivato (e perdonatemi ma io ci sono arrivato da moltissimi anni) a smetterla di identificare l’idrope con la Meniere, proponendo terapie per idrope anche in assenza di quadri conclamati e magari solo per acufeni o solo per vertigini o solo per ipoacusia, magari perfino non fluttuanti, per i quali all’idrope nemmeno si pensa,allontanando il paziente da una possibile cura.


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